Le recenti dichiarazioni della dottoressa Belpoggi, alcuni commenti
Pubblicato da ing. Davide Maria Palio in Ambienti di vita · Venerdì 25 Set 2020
Tags: Belpoggi, 5G, campi, elettromagnetici
Tags: Belpoggi, 5G, campi, elettromagnetici
Mi è capitato di leggere un recente articolo dal titolo "5G, cosa dice la ricerca" di un giornale locale online (Tempo Vivo 32) che riporta una breve intervista alla dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni presso l'Istituto Ramazzini di Bologna.
Credo che si possano fare molti commenti, ma per brevità mi limiterò a quelli che considero più importanti tra gli altri.
Il pezzo esordisce con "I vantaggi del 5G sono noti...". Io chiedo: siete proprio sicuri? La tecnologia 5G è pensata per sostenere un modello di sviluppo della società dove massicci trasferimenti di dati avvengono tra macchine e tra persone via radio a velocità sostenute su gran parte del territorio. Il canale radio non è per niente efficiente da un punto di vista energetico per tali utilizzi e non si presta assolutamente a sostenere questo modello: si tratta di una palese forzatura, rispetto alle leggi fisiche che regolano la Natura. Chi ha delle nozioni di teoria dell'informazione e di fisica dell'elettromagnetismo realizza immediatamente che sia l'inquinamento elettromagnetico che i consumi energetici, in questo contesto aumenteranno in maniera importante sia su scala locale che su scala globale, senza che nessuno tra coloro che scrivono le specifiche tecniche di questa complessa tecnologia si sia veramente posto il problema delle conseguenze, se non marginalmente (basta guardarsi le specifiche prodotte da 3GPP finora e gli articoli pubblicati nelle varie riviste edite da IEEE ad esempio per rendersi conto di questo).
L'articolo prosegue con "La tecnologia del 5G non è una novità assoluta perché delle tre frequenze che utilizzerà due sono già in uso nella tv digitale e nel 4G (3600 MHz)...". Argomentazione spesso buttata sul tavolo anche dai sostenitori della tecnologia 5G per tranquillizzare sui rischi da effetti biologici negativi della nuova tecnologia. In realtà, a parte che sono pochissimi in questi ultimi anni gli studi sull'esposizione ambientale finanziati e pubblicati sia sugli effetti delle emissioni a radiofrequenza della televisione digitale (introdotta solo di recente, 2012) che della tecnologia 4G (introdotta anch'essa molto di recente, nel 2012) - già solo questo fatto di per sè dovrebbe far suonare più di un campanello di allarme - sono molti i parametri fisici che condizionano la bioattività dell'esposizione a onde elettromagnetiche, di sicuro non è solo la frequenza o l'intensità media a determinarla. Un parametro molto importante per gli effetti biologici è lo schema di modulazione in bassa frequenza impresso alle onde a radiofrequenza, determinante ad esempio nelle valutazioni analitiche suggerite dalla linea guida medica di EUROPAEM. Tale schema, nella nuova tecnologia radio, si presenta diverso sia da quello della televisione digitale che da quello dell'attuale trasmissione 4G in vari modi, anche per via dell'introduzione di nuove tecniche di trasmissione sul territorio, quali TDD (Time Division Duplexing) e l'interferenza costruttiva di più fronti d'onda elettromagnetica, interferenza costantemente modificata e pilotata in tempo reale a seconda delle condizioni fisiche del canale radio, realizzata dalle nuove antenne massive MIMO che saranno usate nella banda 5G a 3700 MHz. Non ci sono dati scientifici attualmente pubblicati, nè sugli effetti biologici di breve termine nè a maggior ragione su quelli che si potranno manifestare a lungo termine, correlati a esposizioni reali in ambienti di vita provocati dalle varie modalità di funzionamento della nuova tecnologia, con riferimento a tali nuovi schemi di modulazione e di interferenza costruttiva. Che la dottoressa Belpoggi, la quale dichiara "Attualmente saranno messi in campo due tipi di frequenze, i 700 e i 3600 megahertz, per cui ci troviamo in una fascia molto simile a quella delle radiofrequenze attuali", ne prenda atto.
"Ci dobbiamo impegnare a mantenere un campo elettromagnetico al di sotto dei 6 volt/metro [..] Nel nostro studio a quei livelli di esposizione non abbiamo visto alterazioni dei parametri correlati alla cancerogenesi, quindi al cancro" continua la dottoressa. Quello che però non dice, e che in tanti ignorano, è che il fondo ambientale elettromagnetico, nella stragrande maggioranza delle nostre case è sempre stato molto inferiore come intensità al valore citato, di vari ordini di grandezza, e continuerà ad esserlo anche con l'avvento del 5G. Gli aspetti importanti da evidenziare, da un punto di vista sanitario, sono piuttosto che:
(1) il fondo ambientale elettromagnetico medio, con l'aumento del traffico dati via radio è aumentato notevolmente in termini relativi negli ultimi anni e continuerà ad aumentare con l'attuale trend tecnologico;
(2) gli effetti biologici avversi dei campi elettromagnetici inclusa la cancerogenesi, per quanto si sa attualmente, non seguono necessariamente un modello lineare dose-risposta (si veda ad esempio Conclusioni BioInitiative, punto N) per quanto concerne i vari parametri fisici dell'esposizione, inclusa l'intensità, e inoltre sono documentati in studi scientifici a intensità simili o inferiori a quelli che si possono trovare oggigiono in molti ambienti di vita, quindi i risultati sperimentali del suo studio sui ratti di laboratorio citati dalla dottoressa non autorizzano minimamente a far venir meno un doveroso principio di precauzione, di prudente minimizzazione dei livelli di esposizione a cui siamo attualmente sottoposti nei nostri ambienti di vita - principio ben diverso dall'applicazione di un limite superiore di esposizione, per quanto ritenuto arbitrariamente cautelativo;
(3) gli effetti biologici negativi non si limitano ed esauriscono alla cancerogenesi, essendo documentati effetti anche molto gravi che riguardano il sistema nervoso centrale, il sistema riproduttivo maschile e femminile, l'equilibrio ormonale, lo stress ossidativo, la permeabilità delle membrane (la emergente sindrome dell'intestino permeabile, proprio vicino a dove molti utenti tengono il loro smartphone non fa suonare nessun campanello di allarme?) e vari altri.
"In futuro saranno i 27 gigahertz a cambiare la faccia del nostro pianeta realizzando l'internet delle cose". A parte che l'internet delle cose si realizza prevalentemente con tecnologia radio che usa bande al di sotto di 6 GigaHertz, l'attuale (non futuro) uso esteso della banda 27-28 GHz è già partito in Italia - forse la dottoressa lo ignora - e riguarda il cosiddetto FWA (Fixed Wireless Access), cioè il collegamento dell'ultimo miglio via radio, con schemi di modulazioni utilizzanti tecnologia 5G o direttamente derivati da essa.
Concordo che la nostra attuale legge, pur con i suoi concreti ed evidenti limiti di non effettiva copertura da rischi sanitari a lungo termine, vada preservata e non rilassata ulteriormente come invece è recentemente avvenuto e sta avvenendo, specificamente sul lato autorizzativo/previsionale con le nuove disposizioni autorizzatorie per gli innovativi e complessi sistemi trasmissivi utilizzati dalla nuova tecnologia. Ma non credo proprio e nessuno può dimostrare, come invece sostiene la dottoressa, che dei monitoraggi puntuali di Arpa o dei regolamenti comunali possano sostanzialmente incidere o arginare il fenomeno dell'innalzamento del fondo elettromagnetico sul territorio e nelle nostre case con tutte le conseguenze implicate - quelle attualmente comprese dalla scienza e quelle che non lo sono ancora, se non si interviene alla radice cambiando il modello tecnologico che ci viene propinato in nome di una modernità non sostenibile, ovvero l'imposizione di un drastico e costante aumento del traffico dati digitali trasmessi dalle persone e dalle macchine su tutto il territorio geografico via radio. Verità evidente ma scomoda, perché frontalmente contrapposta alle politiche e agli interessi attualmente dominanti, che praticamente nessuno in Italia accenna o prova a divulgare al largo pubblico.
3
recensioni
Diego Simini
Martedì 29 Set 2020
L'articolo è assolutamente condivisibile, chiaro ed esaustivo.
Speriamo siano in tanti a leggerlo.
Speriamo siano in tanti a leggerlo.
laura masiero
Mercoledì 30 Set 2020
Ringrazio molto l'Ing. Palio per questo articolo che condivido in pieno avendo fatto anche io alcune osservazioni dello stesso tenore alla Dott.ssa Belpoggi durante una conferenza online cui abbiamo partecipato entrambe.
Ritengo utile che il pubblico sappia che molto al di sotto dei 6 v/m sono documentati da studi scientifici ben condotti importanti effetti biologici sugli esposti, come ad es. quelli neurologici. Se vogliamo tutelare la popolazione ed in particolare le persone più fragili come i bambini, le donne in gravidanza gli elettrosensibili ma, alla fine, tutti noi, dobbiamo assolutamente tenerne conto. Quindi i nostri obiettivi devono essere diversi.
Ritengo utile che il pubblico sappia che molto al di sotto dei 6 v/m sono documentati da studi scientifici ben condotti importanti effetti biologici sugli esposti, come ad es. quelli neurologici. Se vogliamo tutelare la popolazione ed in particolare le persone più fragili come i bambini, le donne in gravidanza gli elettrosensibili ma, alla fine, tutti noi, dobbiamo assolutamente tenerne conto. Quindi i nostri obiettivi devono essere diversi.
Mercoledì 14 Ott 2020
Grazie infinite per la documentazione tecnica che ho avuto il piacere di scaricare !. Con amici abbiamo realizzato anni fa un sito WEB inerente all'elettrosmog abbastanza facile e comprensibile (almeno lo spero) in cui (guarda caso) c'è il link per vedere la trasmissione RAI con l'intervista della Dott.ssa Belpoggi.